di P.White pwhite@prodigyt.it
Nell’articolo pubblicato nel mese precedente sul tema della produttività si è spiegata la differenza di utilizzo tra apparati mobili, come i tablet, usati normalmente nelle applicazioni consumer e device mobili per uso aziendale. Diverse esigenze spingono a realizzare hardware diversi.
Le differenze hardware sono principalmente il fattore forma, la robustezza, l’autonomia e le condizioni ambientali di utilizzo. Inoltre per usi aziendali sono previste delle periferiche incorporate come videocamere per cattura di immagini, lettori di codici a barre, lettori RFID, etc…
Esempio di Codice PDF417 (Portable Data File)
La differenza maggiore è nel software
Nelle applicazioni consumer l’utente usa delle APP standard e nella sta grande maggioranza dei casi non pensa a scrivere un programma.
In una applicazione aziendale le cose sono profondamente diverse. Il device mobile ad esempio in uso nell’area di magazzino è “on line” attraverso la Lan aziendale e/o varie tratte WIFI con il gestionale e deve eseguire le operazioni che vengono richieste dalle procedure residenti sull’elaboratore centrale.
Quindi a tutti gli effetti si comporta come un “terminale” intelligente dell’elaboratore centrale.
In questa sede facciamo riferimento a soluzioni applicative tipiche di una azienda PMI. In una azienda generalmente tutto l’hardware mobile è di proprietà dell’azienda che lo ha selezionato ed è quindi omogeneo. Oggi una PMI può adottare soluzioni come quelle proposte da Prodigyt è possibile trasferire in forma molto semplificata le maschere presenti sui terminali fissi e portarle su una unità mobile. E’ una ottima soluzione ma c’è sempre necessità di un intervento sistemistico. Vediamo perchè.
Le differenze operative
Spieghiamo le differenze operative mediante degli esempi. La persona addetta alle registrazioni di magazzino seduto davanti ad un terminate tradizionale collegato al CED aziendale normalmente copia dei dati da moduli provenienti dal magazzino e li immette nelle maschere previste dall’applicazione. Una maschera contiene molti dati e molto probabilmente i dati da inserire sono nella stessa sequenza che appare nella modulistica di magazzino. Se manca un dato alza il telefono o consulta un catalogo prodotti.
Invece un operatore che si trova in magazzino in piedi, davanti ad uno scaffale con un’unità mobile ha esigenze di lavoro profondamente diverse, normalmente dispone di schermi di dimensioni ridotte e non avrebbe la possibilità od il tempo di consultare ad esempio un catalogo di prodotti o semilavorati.
L’operatore in magazzino deve effettuare un certo numero di operazioni all’ora ed ha esigenza di velocità (dipendenti dalla merceologia trattata dall’azienda).
Se il programma utilizza un software “browser-based” potrebbe in certi casi essere ancora troppo lento per le esigenze del cliente. Naturalmente tutto dipende dalle esigenze: c’è un differenza enorme dai requisiti di velocità richiesti nei magazzini dei grossisti di prodotti farmaceutici rispetto al tempi di reazione ad esempio richiesti in un’azienda che immagazzina grossi pezzi meccanici. In quest’ultimo caso una soluzione “browser-based” può andare benissimo.
Data Quality
Con l’uso di terminali mobili collegati direttamente al gestionale vanno presi in considerazione alcuni nuovi problemi. Quanto è affidabile un dato inserito direttamente da un operatore di magazzino? Chi ha avuto modo di controllare questi dati che vengono passati direttamente dal “field” al “gestionale” ?
Normalmente si procede introducendo nel gestionale dei “programmi filtro” che hanno lo scopo di validare i dati immessi e generare degli allarmi in caso di errori. Per intenderci dei filtri che non si limitino solamente a controllare i limiti alto/basso di un valore o che controllino il formato. In alcuni casi vengono introdotti di filtri che controllano anche la congruenza logica di un aggregato di certe informazioni. Un esempio pratico è quello di controllare la cobinazione di modello/taglia/colore è valida o meno.
Clean Data
La sicurezza dei dati può essere notevolmente migliorata ricorrendo (in tutti i casi in cui è possibile) alla lettura automatica del dato. Ad esempio in un magazzino con l’uso di codici a barre posso acquisire i codici prodotto, e le coordinate di magazzino senza errori. Possiamo anche accorgerci che quel prodotto non avrebbe dovuto essere in quello scaffale.
Uno dei grandi vantaggi nell’uso estensivo di strumenti di acquisizione automatica (Auto-ID) è quello che i dati raccolti sono meno dipendenti dalla precisione dell’operatore. Si accorciano i tempi di addestramento del personale. Negli USA la diffusione dell’identificazione automatica nei magazzini e nelle aree di smistamento merci è stata spinta dal ricorso su scala molto vasta di operatori part-time e dalla grande rotazione della forza lavoro nei magazzini e nelle fabbriche.
La tendenza delle aziende era quella di poter impiegare persone con bassa preparazione ad eseguire lavori con “zero-training”. In Europa ed in Italia questo fenomeno è stato meno sentito dalle aziende perché nei magazzini su dispone in genere di personale con maggiori qualificazione. Ma le cose stanno cambiando molto rapidamente.
L’introduzione di strumenti di identificazione automatica richiede la modifica e la struttura del software sia sul device mobile che sull’elaboratore centrale. L’AutoID semplifica il software, riduce la necessità di controlli sui dati immessi, elimina molti errori e rende più efficienti le procedure di elaborazione sull’elaboratore centrale che può essere alleggerito da molte procedure di controllo.
Una delle modifiche che vengono più frequentemente richieste è la possibilità di immetter dati senza seguire una sequenza obbligata. Continuando l’esempio precedente significa leggere le coordinate di magazzino e di prodotto (in genere codice prodotto, numero di corsia, numero di scaffalatura e livello) in ordine casuale. Il software dovrà collocare le 4 letture eseguire random in 4 campi del file di trasmissine.
L’AutoId permette di aumentare notevolmente la velocità nell’eseguire le singole transazioni consentendo all’azienda di ridurre gli errori ed allo stesso tempo di ridurre il personale addetto e quindi controllare i costi.
Un sistema dotato di Identificazione automatica delle merci (AutoID) garantisce la sicurezza assoluta nella lettura di alcuni elementi come ad esempio: i codici di prodotto, i codici sulle unità di carico (UDC), le coordinate di magazzino, il numero di commessa etc..
Un buon sistema tende sempre ad estendere al massimo la lettura automatica ed a ridurre al minimo le digitazioni fatte dagli operatori che statisticamente possono contenere una certa percentuale di errori.
Differenziale di produttività
Il salto di produttività si ottiene introducendo delle nuove procedure, in genere abbastanza semplici, che permettono di in una prima fase di raggiungere tre obiettivi concreti che sono:
– Minore tasso di errore nei dati raccolti
– Maggiore efficienza del personale in magazzino (o in produzione)
– Riduzione dei terminali dell’elaboratore centrale (meno personale e alleggerimento delle funzionidi elaborazione)
– Disponibilità immediata dei dati raccolti
Basti pensare al salto di produttività che deriva dalla possibilità di avere i dati immediatamente. Se si tratta di in prelievo, possiamo far partire la stampa di bolle e fatture e predisporre per la spedizione non appena la merce viene prelevata dagli scaffali.
Si può andare oltre. Ad esempio si ottengono vantaggi addizionali l’ottimizzazione dei percorsi del personale addetto ai versamenti ed ai prelievi di magazzino. Le strategie possibili sono tante ma la loro applicazione va studiata in funzione della merceologia e della struttura dell’azienda utente.
Paul White pwhite@prodigyt.it
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